Un gemellaggio fra Autorità

Nei mesi scorsi è stato stipulato un gemellaggio tra l’Autorità delle Comunicazioni italiana e l’ente omologo della Bosnia Erzegovina. Una ‘piccola notizia’ che però nasconde interessanti risvolti per ciò che riguarda la realtà attuale del Paese balcanico…

C'è un gemellaggio tra l'Autorità delle Comunicazioni italiana (che nel frattempo, pur sempre alle prese con le incertezze sul suo futuro finanziamento, ha annunciato un'imminente riorganizzazione interna) e un ente omologo di uno stato balcanico che è passato inosservato ma che desta una certa curiosità.

Il 5 ottobre, dunque, il Consiglio dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha incontrato Kemal Huseinovic, Direttore Generale dell'Autorità delle Comunicazioni della Bosnia Erzegovina (CRA) e i suoi massimi esponenti, nell'ambito di un accordo di gemellaggio tra le due Autorità firmato il 14 giugno scorso. Il gemellaggio prevede un piano di attività comune mirato al raggiungimento di tre obiettivi: svolgimento di un'analisi economica e giuridica del settore delle comunicazioni in Bosnia; redazione di tre regolamenti per il settore audiovisivo; organizzazione di una serie di seminari e conferenze sui temi salienti di questo settore.

Il gemellaggio, sponsorizzato e finanziato dall'Unione Europea, dovrà fornire all'Autorità delle Comunicazioni della Bosnia Erzegovina il supporto per la regolamentazione del settore delle comunicazioni nel Paese e il suo allineamento al quadro comunitario europeo, proprio nel momento in cui si fanno sempre più diffuse le voci su una candidatura dell'ex stato jugoslavo nella stessa Unione Europea. La candidatura arriva dieci anni dopo gli accordi di Dayton che hanno sancito la divisione della Bosnia su base etnica in Repubblica Srpska di Bosnia e Federazione di Bosnia Erzegovina (a predominanza croata e bosgnacca) ma in particolare dopo l'emanazione della nuova legge sull'emittenza radiotelevisiva (come era stato richiesto pressantemente dall'UE) che però scontenta e crea proteste da parte dei cittadini croati.

La nuova legislazione conserva infatti la tripartizione del sistema pubblico radiotelevisivo (adottata dalla nuova entità nata dagli accordi di Dayton) in cui sia la Federazione (con i suoi esponenti croati e bosgnacchi) sia la Republika Srpska hanno i propri servizio radio-tv, oltre ad un servizio centrale con sede a Sarajevo. Con la nuova legge i tre servizi diventano comunque parte di un'unica entità con sede a Sarajevo, Mostar e Banja Luka, le tre "città capitale" per i tre gruppi etnici di Bosnia.

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