Un grave lutto fra i registi Tv: Danilo Zanon

Ecco alcune commosse testimonianze su Danilo Zanon, regista televisivo specializzato nelle riprese di eventi sportivi e vero ‘maestro’ in questo campo, prematuramente scomparso nei giorni scorsi.

Lutto nel mondo televisivo: è morto il regista alessandrino Danilo Zanon, a soli 58 anni. Aveva iniziato a farsi le ossa negli studi di TVA sul finire degli anni Settanta, per poi passare a Teleradiocity; Zanon era poi stato anche tra i pionieri delle pay-tv, con Tele+, per cui aveva coordinato le dirette sportive, e poi, sempre per questo tipo di trasmissioni, con Sky e Mediaset, per passare infine anche ad altre Tv.
Su di lui e sulla sua personalità abbiamo raccolto alcune significative dichiarazioni, che di seguito riportiamo.

Ecco intanto il commosso ricordo di un noto personaggio del mondo del broadcast, Andrea Gianolli:

“Chi non ha imparato qualcosa da lui, scagli la prima pietra. Eccone un esempio:

“La ripresa in diretta di un evento sportivo cambia da regista a regista. Non esiste una sceneggiatura, non ci sono copioni e soprattutto non ci sono prove per una sfida sportiva. La ripresa diventa molto soggettiva nel momento in cui è il regista che deve interpretare l'evento, la sfida sta nel creare la sceneggiatura in tempo reale, anticipando, cercando di intuire che cosa potrebbe accadere (...) con 22 attori che si muovono sul palcoscenico in totale anarchia (...) . Lo spettacolo continua sugli spalti perché anche il pubblico ne è partecipe ed il regista non può perdere l'occasione di trasformare gli spettatori in attori, anche loro protagonisti di un grande ed unico spettacolo (...).
Anche allenatori e VIP rappresentano una vera e propria miniera di opportunità da cogliere per rendere “piccante” l'evento: cambiano le poltrone ma non le reazioni, le espressioni, la rabbia e la gioia. (...) Metterò una telecamera dedicata alla ripresa delle panchine e della tribuna VIP per raccontare anche questa parte dello Show, perché è necessario far vivere tutte le emozioni senza compromessi agli utenti che sono seduti in poltrona davanti al proprio televisore”.

Sono solo alcuni passaggi tratti dalla presentazione alla stampa del nuovo format firmato Danilo Zanon per la ripresa degli anticipi e dei posticipi di calcio. L'ho visto nascere sulla carta, ho visto le prove d'inquadratura, insieme con lui l'ho realizzato. Niente di nuovo, se non fosse per il periodo in cui il progetto si colloca: era l'estate del 1997!

Pochi giorni fa, il 13 luglio, Danilo ci ha lasciati e per questo vorrei salutarlo con poche parole, ricordando un amico che ha segnato in modo indelebile la storia della Televisione, un professionista che tutti quelli che fanno questo mestiere hanno conosciuto e apprezzato anche come amico. Per tanti un maestro.
Per me lo è stato veramente, da lui ho imparato molte cose che ancor oggi mi accompagnano nella vita e non c'è dubbio che grazie a lui io abbia colto molte soddisfazioni professionali.

Danilo mi ha aiutato moltissimo e non era così generoso solo con me, lo era sempre. Con tutti. È vero, eravamo amici e tra di noi c'era un rapporto speciale ma è anche vero che Danilo ha condiviso sempre con tutti incondizionatamente la sua esperienza per arrivare sempre al miglior risultato. L'ho visto lavorare con i più grandi professionisti e con le più acerbe matricole senza farle sfigurare e senza compromettere il risultato. Sapeva sempre consigliare, motivare ed entusiasmare chiunque. Era in grado di fare tanto con poco senza risparmiarsi. Tanti cameramen, operatori ai replay, mixer video... che oggi sono professionisti stimati sono delle sue creature. Tanti anche i registi.
Quando si rimboccava le maniche della camicia dopo aver indossato le cuffie ed esclamato: “E adesso si fa sul serio…”, era uno spettacolo.

È stato un grande protagonista della Televisione e un grande sognatore, qualità oramai sempre più rara quanto preziosa, e per chi lo ha conosciuto a fondo è stato anche e certamente regista della sua vita fino in fondo, lasciandoci in eredità più di un motivo di riflessione perché l'uscita di scena di un professionista del suo valore è un po' lo specchio del tempo che viviamo.
Per me è inevitabile correre con il pensiero a tanti momenti vissuti insieme e con grande nostalgia pensare che verso quest'amico che se ne è andato mi rimarrà un debito di riconoscenza, ma sono anche certo, per le innumerevoli testimonianze che ho raccolto in questi giorni, che questo mio sentire sia davvero il medesimo per tante, tante altre persone. Speriamo anche per chi in questi ultimi anni lo aveva perso di vista”.

Passiamo a Cettina Mammoliti (regista di Sky Italia):

“La regia sportiva era la sua vita (milanista nel cuore), ma la musica era il suo “essere”. Più volte ha curato la regia televisiva di varie opere liriche per il Teatro alla Scala di Milano, ed anche per Telepiù (oggi Sky).
Era come un bambino davanti ad uno spartito. Quando c'era un concerto, e non solo di musica classica, per lui non esisteva nient'altro. Questo entusiasmo travolgeva inevitabilmente tutti quelli che gli stavano accanto.
In tanti anni, ero la sua assistente di regia, nelle migliaia di trasferte, ogni occasione era buona: sentiva un pezzo musicale, alla radio o per strada, e cominciava a dare gli “stacchi virtuali” a ritmo di musica. Una “regia virtuale” senza telecamere.

Con un gruppo di amici si dilettava a suonare in un complessino (lui alla batteria), Tra questi amici, Andrea Gianolli.

Cominciò giovanissimo in una Radio locale, poi passò alle Televisioni locali come tecnico, e dopo ancora nel gruppo Fininvest dove divenne in breve un mixer video abilissimo…

La neonata Telepiù lo chiamò come regista e poco dopo come responsabile dell'intera area sportiva. Telepiù era un gioiello curatissimo, e lui quel gioiello lo “lucidava” tutti i giorni, da professionista, con il sorriso sulle labbra. Non gli mancava la maestria tecnica…

Ma da amante della musica sapeva che l'interprete troppo virtuoso tradisce lo spartito tanto quanto l'inadeguato. Il suo lavoro era magnificare il “gesto” atletico.
Non so quante decine di professionisti abbia formato. Amici ne ha lasciato a centinaia”.


Eccoci a Giancarlo Fercioni (altro regista di Sky):

“A parlare di Danilo, si rischia sempre di sconfinare nel mito… Perché era (anzi è, perché per me con tutto quello che ha fatto rimane sempre vivo) talmente oltre quello che faceva sul lavoro e fuori che certa aneddotica va nel leggendario, come per tutti i grandi personaggi. E lui lo era.

L'ultima volta che ho avuto modo di sentirlo è stato un giorno in cui si giocavano le partite di quest'ultimo campionato di basket. Mi suona il telefono, mi pare durante l'intervallo di una partita che veniva prodotta su una Televisione locale e sento una parlata inconfondibile che mi dice: “Mi riconosci? Scommetto che non immagini cosa sto facendo”.
Alla mia risposta che lo sapevo perfettamente perché lo stavo guardando, usci una risata con abbinato un “Cerco di farla come la faresti tu”.

Ci siamo sempre copiati uno con l'altro, ognuno nel proprio sport: una sorta di osmosi che ha prodotto buone cose, se il calcio in Tv lo si fa ancora sulle basi di come l'ha impostato Danilo Zanon. Era creativo, immaginifico e a volte talmente sopra le righe (dal punto di vista televisivo) che si faceva fatica a seguire quello che voleva fare. Si occupava di mille cose e questo forse è stato anche un limite, impedendogli di approfondirle tutte. Ma quando prendeva in mano un prodotto, lo faceva a ragion veduta e raramente sbagliava qualcosa, perché dal punto di vista tecnico non era secondo a nessuno.

Cresciuto come operatore mixer-video, era uno dei migliori in assoluto, con una sensibilità quasi pianistica su quei pulsanti. Era una garanzia sia con i registi perfezionisti che con quelli “distratti”, con lui a filtrare le chiamate delle telecamere l'errore era sempre molto lontano e la reattività assoluta.

Siamo migrati assieme, nel '91, all'avventura della pay-tv, allora Tele + 2, nella palazzina ex-Gamma Film di fronte al palazzone Mediaset: dopo i primi due anni di assestamento, con l'arrivo del calcio, divenne il padrone di casa, mantenendo le redini del gruppo registi sino alla cessione della rete a Sky.
Da quel momento le nostre strade si divisero, Danilo moltiplicò iniziative e produzioni al di fuori delle varie Televisioni, mentre io proseguo tuttora a Sky, dove mi ha colto la notizia della sua dipartita…
Era una persona generosa, che se poteva aiutare qualcuno lo faceva in modo del tutto disinteressato. Purtroppo non sempre paga”.

Chiudiamo con Claudio Arrigoni, nome noto nello sport in Tv:

“Ora che Danilo non c'è più, è bello ripensare a ciò che è stato, alle idee, alle discussioni, ai momenti passati insieme a cercare nuove vie per fare Televisione e per mostrare lo sport. Perché Danilo è stato un innovatore di quelli veri. Amava lo sport e amava la Tv.
Senza di lui il calcio televisivo come lo si vede oggi non sarebbe lo stesso: Danilo Zanon è stato per anni il regista di riferimento della prima pay-tv italiana, Tele+, e a lui si devono le intuizioni produttive di una trasmissione diventata di culto, appuntamento fisso della domenica o delle serate di Coppe europee, 'Diretta Gol', oltre all'impostazione della regia di posticipi e anticipi di Serie A, che ancora oggi segue le sue scelte, e degli eventi live dello sport.

Era difficile non volergli bene: la sua scomparsa lascia un grande vuoto in chi lo ha conosciuto e in chi ama lo sport in Tv…
Allora la ventura mi aveva portato a essere il Direttore dello sport della prima Televisione italiana di sport, dopo esserne stato il capo del calcio prima e il responsabile dello sport poi. Danilo era il riferimento per la regia. Il migliore, fra quelli che c'erano in Italia. Perché aveva voglia di fare cose nuove. Fu lui a impostare il posticipo, con oltre venti telecamere: il calcio come non si era mai visto prima…
Era la conclusione della stagione calcistica 1999/2000. Da mesi, d'accordo con Danilo, proponevo all'allora amministratore delegato di Tele+, Mario Rasini, di poter vedere i gol in diretta, trasferendo “Tutto il calcio minuto per minuto” in Tv. Oggi sembra una cosa banale, allora una cosa del genere non esisteva. C'erano resistenze: non si era sicuri che i contratti che avevamo con le società ci permettessero di poterlo fare. Alla fine della stagione, in sordina, senza fare troppa pubblicità, grazie alle pressioni di due consulenti di Tele+ che credevano in ciò che era nuovo (il filosofo spagnolo Juan Cueto e lo scrittore italiano Sandro Veronesi) e alla voglia di fare qualcosa di diverso dalla concorrente Stream, cominciammo i primi esperimenti. Mia idea: i telecronisti sono sul posto, quelli che fanno la telecronaca o uno diverso, e dalla regia a Cologno si cambia il campo senza avvertirli. Idea di Danilo: chi fa la telecronaca della partita è sul posto; i telecronisti di 'Diretta Gol' sono tutti in una stanza a Cologno, davanti a ognuno di loro un monitor con la partita e uno con quello che va in onda, in cuffia la voce di un coordinatore che dice loro quale campo va in onda e i cambi campo, pronti a passarsi la linea su una bella azione o un gol. Chiaramente fu l'idea vincente.

Dopo le due ultime giornate di quella stagione di prova, dalla stagione successiva si cominciò…
Due settimane e la trasmissione cult della domenica della Rai, 'Quelli che il calcio', perse due milioni di spettatori. “Troppi gol su Tele+”, tuonò in un'intervista al 'Sole 24 Ore' Fabio Fazio, che ne era il conduttore. La miglior pubblicità per Tele+, la vittoria di Danilo…

Di quei giorni e di quelle discussioni con Danilo non si ricorda nessuno. Anzi: all'inizio a Sky c'era addirittura chi pensava, in questo caso l'amministratore delegato Tom Mockridge, di cancellarla, perché toglieva spettatori alle varie partite singole. Per fortuna riuscimmo a fargli cambiare idea. Quella trasmissione è fra le più apprezzate del calcio in Tv.

Nel giorno dei suoi funerali, nella sua Alessandria, era giusto darne merito a Danilo, ricordando quei giorni di sogni e discussioni, quando c'era lo spazio per immaginare una Tv diversa. Ancora stavamo progettando, insieme all'amico Fabio Foroni, progetti legati allo sport paralimpico. Lui, che aveva raccontato con le immagini le gesta dei Ronaldo e dei Baggio, oggi voleva mostrare quanta bellezza ci fosse in quello sport che molti, ignorandolo, non reputano all'altezza di quello olimpico. Questa era anche la sua grandezza di uomo”.

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