Un ‘grido di dolore’ da Torino

Luciano Cravino del Comitato “Palazzo della Radio” protesta contro il sempre più preoccupante stato di abbandono della Rai di Torino.

Luciano Cravino del Comitato "Palazzo della Radio" (un comitato di Torino formato da dipendenti Rai, cittadini e personaggi dello spettacolo impegnati a salvare il centro di produzione Rai del capoluogo piemontese) ha inviato una 'Lettera Aperta' al Presidente della Regione Piemonte, al Presidente della Provincia e al Sindaco della Città di Torino.

Eccone il testo:

"Gentili Signori Presidenti e Signor Sindaco,

sia nel mese di settembre che nel mese di ottobre, abbiamo chiesto di essere informati sull'andamento delle trattative con la Rai, in merito ai progetti di rilancio pubblicamente annunciati dal direttore generale Cattaneo.

Mentre, a dispetto delle intese e delle dichiarazioni, ancora una volta sono da registrare il progressivo, ulteriore impoverimento di Via Cernaia, la mancanza totale di prospettive per la produzione, lo scandaloso soffocamento della radiofonia, il niente di fatto su RAI ALP e perfino la marcia indietro sul Segretariato Sociale, ad eccezione dell'attenta sollecitudine e del pragmatico attivismo del Presidente Saitta, cui manifestiamo i sensi del nostro vivo apprezzamento per l'intelligenza d'analisi e la sensibilità di cui dà prova, prendiamo atto del silenzio pressoché totale delle Istituzioni sull'andamento dei rapporti con l'Azienda, in particolare sugli incontri tra l'Azienda stessa e la Città di Torino.

A tale proposito ci pare opportuno segnalare che, proprio su questi incontri, circolano insistentemente voci in merito a una possibile ipotesi di accordo tra Città e RAI, da cui si evince, ancora una volta, come la più importante industria culturale italiana sembri interessarsi a Torino soltanto sotto il profilo immobiliare, disprezzandone storia, vocazioni e contributo finanziario.

L'ipotesi di accordo sembra infatti prevedere l'acquisto da parte del Comune degli edifici dell'ex Teatro Scribe e del Palazzo della Radio di Via Verdi 31, ed un impegno dello stesso Comune a risolvere i problemi connessi alla vendita del Palazzo di Via Cernaia. In cambio, l'Azienda "verificherebbe la possibilità" di reinvestire su Torino i proventi della vendita, sia in ambito editoriale che produttivo, amplierebbe il Centro Ricerche e acquisirebbe nuovi uffici (per il personale attualmente in Via

Cernaia) tra gli edifici in via di costruzione per le Olimpiadi invernali del 2006. Agli incontri sarebbero stati presenti due Assessori della Giunta comunale e un paio di dirigenti romani dell'Azienda.

I termini di questa ipotesi, se confermati, non rappresentano nessuna novità concreta per il futuro dell'insediamento Rai in Piemonte. Non solo perché se ne è parlato lungamente nel passato, ma, soprattutto, perché la chiave di volta di quanto ipotizzato starebbe nell'impegno aziendale a "verificare le possibilità" di reinvestire su Torino.

Che tipo di credibilità e fondatezza pensate che questo impegno possa avere alla luce della montagna di promesse mai mantenute dalla RAI nel passatoO E quale interpretazione ritenete si debba attribuire alla disponibilità che le Istituzioni locali dimostrerebbero a favorire di fatto l'ulteriore indebolimento di un presidio di rilevanza nazionale, qual è la presenza RAI a Torino, anche in vista delle auspicate prospettive di sviluppo del territorio in un'ottica distrettuale incentrata sul settore culturaleO".

Pubblica i tuoi commenti