Una serie di appelli per la liberazione della giornalista del ‘Manifesto’ registrati dai colleghi arabi di Giuliana Sgrena che lavorano in Italia sono stati mandati in onda su alcune radio dei Paesi arabi.
In alcuni casi, di emergenza, la collaborazione tra media e tra giornalisti di diversi Paesi diventa necessaria, se non vitale. Nel caso drammatico di Giuliana Sgrena, sequestrata in Iraq alcune settimane fa (caso che speriamo si risolva con la liberazione della giornalista del 'Manifesto', così come della giornalista francese Florence Aubenas e del suo collaboratore irakeno Hussein Hanoun Al Saadi), ecco che l'agenzia radio Amisnet ha lanciato un'iniziativa che coinvolge diverse radio: si tratta di un appello audio in arabo registrato da giornalisti e corrispondenti arabi in Italia, che conoscono Giuliana Sgrena.
Tra loro ricordiamo: Nacera Benali, corrispondente algerina di El Watan, Farid Adly, giornalista dell'agenzia Anbamed, i corrispondenti dell'agenzia Al Araba, Talal Khrais del quotidiano libanese 'Assafir', Samir Al Qaryouti, redattore di radio Palestina e ancora il noto Magdi Allam del 'Corriere della sera'. Tutti hanno lanciato un appello in arabo per chiedere la liberazione della giornalista.
I messaggi audio sono trasmessi dall'8 febbraio su Ammannet, canale radio giordano via satellite (www.ammannet.net) che tramite il satellite Nile Sat è ricevibile anche a Bagdad. I giornalisti di Palestine News Network, agenzia nata nel 2002, mandano inoltre in onda i comunicati su alcune radio terrestri del West Bank tramite il sito www.palestinenet.org. È possibile ascoltare gli appelli dei giornalisti arabi, che verranno mandati in onda fino alla liberazione della giornalista, anche sul sito di Amisnet, www.amisnet.org e au quello di Lettera 22, www.lettera 22.it.
Questa iniziativa si va ad aggiungere al video su Giuliana Sgrena e sulla sua attività di giornalista girato per l'emittente Al Jazeera, che molti ritengono "vicina" a Osama Bin Laden e ad alcuni gruppi terroristici irakeni, ma che ora potrebbe anche cambiare proprietà (e forse, a qual punto, anche linea politica).