Ma il Tg1 fa ancora servizio pubblico? La testata è schierata su posizioni sempre più nette, costantemente a favore di Berlusconi. Normale magari per un quotidiano, meno per un Tg che per molti è l’unica fonte di informazione. Ma Minzolini non se ne cura…
Questo pezzo doveva intitolarsi “minzolineide” ed essere dedicato soprattutto agli editoriali del direttore del Tg1, quasi sempre schierati con il Centro-Destra e con le posizioni di Berlusconi in specifico. Poi i recenti fatti di cronaca hanno un po' oscurato il problema degli editoriali in questione, quelli che hanno reso famoso il Tg più dei suoi ascolti.
Vale comunque la pena di ricordare i momenti più significativi delle "esternazioni" del direttore del Tg1. Tutto è iniziato la scorsa estate quando è esploso il caso Tarantini-D'Addario. Suquell'inchiesta della Procura di Bari che coinvolgeva il Premier il Tg1, al contrario degli altri Tg e di tutti i quotidiani, non aveva detto nulla. «Queste strumentalizzazioni - aveva puntualizzato Minzolini - , questi processi mediatici, non hanno nulla a che vedere con l'informazione del servizio pubblico. Questa è la linea che vi ho promesso fin dal primo giorno e che continuerò a garantirvi». In poche parole, alle critiche Minzolini ha risposto con un editoriale che, sintetizzando diceva: "non ci occupiamo di gossip". Ma contro quel presunto gossip si riferivano puntualmente le veementi parole di Berlusconi, che dunque protestava contro qualcosa di cui il Tg1 non aveva ritenuto di dare notizia. Un'informazione, dunque, 'parziale', in ogni senso.
Poi sono venuti gli editoriali sull'immunità parlamentare e quello su Craxi, quello sulla manifestazione per la libertà di stampa a Roma, tutti nel segno di posizioni gradite a Berlusconi, seguiti dal caso nato dai servizi sulla ricostruzione dell'Aquila. Maria Luisa Busi, inviata all'Aquila per un servizio sul (recente) dopo terremoto è stata contestata dagli aquilani che l'anno accolta al grido di "scondinzolini, scodinzolini", alludendo a come era stato trattato il tema dalla testata diretta da Minzolini, ovvero con un panorama molto “rose e fiori”. La Busi ribatteva sostenendo di capire le posizioni dei manifestanti ma evitava accuratamente di minacciare di non andare più in video (unico modo vero per contestare sul serio le scelte della direzione,ci pare).
Un documento critico del Cdr del Tg1 nei confronti delle posizioni di Minzolini veniva poi di fatto'bocciato' dalla maggioranza dei giornalisti della testata, evidentemente non scontenti di lavorare un Tg così 'schierato'
Ma c'è anche stato il caso Mills, quando il Tg1 è stato aspramente criticato per aver usato nel titolo di una sua edizione il termine "assolto" invece che "prescritto".
Ed eccoci alla storia più recente. Il caso Trani e la difesa del direttore, per esempio a 'Mentana Condicio' su Corriere.tv, ma anche nel suo stesso Tg, dove ormai l'equidistanza e l'ufficialità tradizionali sono solo un pallido ricordo (ma un Tg così seguito può essere così schierato, appunto? È accettabile per una testata del servizio pubblico?).
Lui ne è sicuro: "Non cambio, vado avanti sia per la linea sia per i cambiamenti che ho apportato al Tg. Preferisco essere cacciato per la linea ma non perché il prodotto non è all'altezza (all'altezza di che?, verrebbe da chiedere; N.d.R.). Comunque penso di essere equilibrato: lo vedo dagli ascolti. Gli editoriali? Li rifarei".
All'accusa di sudditanza nei confronti di Berlusconi Minzolini ha replicato altrettanto seccamente: "Non c'è assolutamente un filo diretto, dal mio insediamento l'avrò sentito 5 o 6 volte; c'è chi telefona e chi mi fa telefonare, ma lo fanno tutti. Sono tutte cose banali che avvengono per i direttori Rai e per tutti i direttori, forse anche al Corriere della Sera".
Aspettiamo allora qualche altra intercettazione che certifichi le “5 o 6 telefonate” sicuramente intercorse anche con Bersani o Di Pietro…