Un ‘Venerdì di Repubblica’ tutto speciale

Pregevole l’idea dell’ultimo numero del 2011 del settimanale del Gruppo L’Espresso che ha illustrato sette province (e località) italiane dal punto dei vista delle rispettive Tv locali. Un’impostazione nuova e interessante.

Non tanto un omaggio quanto un riconoscimento - tardivo ma dovuto - a realtà locali che fanno parte da qualche decennio della cultura e dell'informazione di un territorio. Fa piacere che 'Il Venerdì di Repubblica' nell'ultimo numero dell'anno appena chiuso abbia deciso di fare un viaggio in alcune province, e località, italiane attraverso le Tv locali che in quelle aree informano sull'ultima delibera della giunta di un Comune di 6.000 abitanti, sulle iniziative dell'associazione dei coltivatori per difendere i loro prodotti in un'economia sempre più globalizzata o su quei commercianti che hanno deciso di dichiarare guerra al pizzo.

Ed è doveroso, nel ricordare il viaggio del 'Venerdì' in un accurato e minuzioso lavoro di reportage in giro per l'Italia, fare il percorso a ritroso e partire dal Sud, da quella Telejato di Pino Maniaci che Millecanali segue da anni, per tenere viva l'attenzione su una famiglia coraggiosa (quella di Maniaci appunto) che unisce la passione per l'emittenza locale al coraggio della denuncia. Telejato rappresenta Partinico.

Poi ci sono, in ordine sparso le seguenti Tv e località.
Cds Tv rappresenta Benevento (e anche Montesarchio, dove hanno sede gli studi); l'emittente, di antica tradizione e famosa per il programma 'Areopago', è ora alle prese con la crisi (dopo un cambio di proprietà) e con una redazione ridotta all'osso ma ha l'orgoglio di lavorare in una città entrata nel patrimonio dell'umanità dell'Unesco (Benevento, appunto) in cui la Massoneria è sempre in penombra ma continua a lavorare.

Il viaggio attraverso le pubblicità e la celebre rubrica 'In zir par la Rumagna' di Rete 8 Vga diventa poi il simbolo di un'economia e di una mentalità godereccia riassunta nell'abbuffata di cozze e mazzancolle, piatto forte di un ristorante della Darsena di Rimini.
Tutt'altra musica con la silenziosa e seria laboriosità della Provincia Granda (Cuneo), il suo legame con la cultura occitana, l'orgoglio del distretto enogastronomico delle Langhe, il tutto raccontato da Telegranda (celebre il talk show 'Icarus' di Giuseppe Ghisolfi), che ha saputo guardare al digitale terrestre già nel 2009, rispecchiando il coraggio imprenditoriale tipico del Cuneese.

E chi se non la casalinga proprio di Voghera poteva rappresentare una città sulla via della “desertificazione”, sulla strada della città dormitorio (perché tutti lavorano a Milano o studiano a Pavia) che deve essere raccontata nei fatti di cronaca da una Telepavia (Tv nata digitale) con centro di produzione nella vicina Vigevano?

Solo le Tv locali possono raccontare i presidi degli operai della Fincantieri di Ancona o le aziende vitivinicole e della meccanica con le quattro troupes che ogni giorno Tv Centro Marche di Jeis sguinzaglia per il territorio.
E ancora le Tv locali sono ideali rispecchiare il carattere ruvido e affatto politically correct di un personaggio come Ivano Massetti, patron di Retesole (versione umbra, in rappresentanza di Perugia) e assieme presidente de Città di Castello calcio, che in studi improvvisati aizza il dibattito proprio sul calcio locale, in quello che definisce non un programma televisivo ma “un casino organizzato, dove litighiamo un po”.

Certo i problemi ci sono e con la crisi si aggravano: c'è la sfida del digitale terrestre, che ha richiesto investimenti per molti proibitivi; c'è il calo delle entrate pubblicitarie, che sono le prime a risentire della crisi e vengono cannibalizzate dai network; c'è l'organizzazione del lavoro sempre più costretta a reggersi sul precariato e spinta a “frustare i cavalli” allo sfinimento; c'è la concorrenza delle web tv e dell'informazione della rete, spesso improvvisata, fatta da tuttologi del web.
Tutto frutto del cambiamento, dell'innovazione tecnologica, della strada verso la globalizzazione, cose che rendono ogni giorno più difficile e dura la vita degli editori locali, uno degli ultimi presidi “istituzionali” dell'informazione delle tante Italie sparse per lo Stivale.

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