Abbiamo seguito attentamente le ultime “gare Rai” sul versante tecnico, che abbiamo anche presentato già in passato nelle newsletter o sulle pagine di Millecanali.
Certamente l'Ufficio Acquisti della Rai sta cercando, con risorse inadeguate, come abbiamo già sottolineato in altre occasioni, di rispondere al meglio alle esigenze dell'azienda, in sintonia con quelle che sono le disposizioni in materia, con riferimento anche al “comportamento da azienda pubblica” sollecitato dalla stessa Direzione Generale, a fronte del quale l'Ufficio Acquisti e le varie direzioni hanno spesso le mani legate.
Si sono, tra l'altro, chiuse da poco tempo le gare relative alla forniture di importanti lotti come quella dei camcorder leggeri, delle ottiche per gli stessi, oltre che per le 150 camere da studio della Hitachi (le prime unità dovrebbero arrivare già nei mesi di marzo/aprile), così come la gara per l'Asset Repository e quella relativa ai Servizi di gestione degli strumenti di Network, System e Quality Management.
Certamente il nuovo iter delle gare, anche se, in alcuni casi, sta favorendo il prezzo, di contro, non sempre favorisce la qualità.
A volte anche per piccolissime differenze di sconto, passa magari un tipo di prodotto ben inferiore di qualità, rispetto a quello offerto da un'altra azienda che, magari, si è prodigata per uno sconto elevato (su un prodotto di maggiore qualità) che però non è risultato sufficiente per vincere la gara. Altre volte ci si trova davanti a situazioni incomprensibili, di non facile interpretazione, pur guardandole con la massima buona volontà.
È il caso delle gare relative alla sottotitolazione. A suo tempo, ricordo che la prima cosa che colpì fu la richiesta di una garanzia, definita “con una fideiussione illimitata”. E ci chiedemmo: ma quale banca può garantire un qualsiasi soggetto, per un valore illimitato? È legale porre una richiesta che di fatto è non ottenibile dalla maggior parte di noi comuni mortali?
Anche perché le aziende cha si occupano di sottotitolazione, pur realizzando un servizio molto importante e fondamentale per i nostri amici telespettatori diversamente abili, almeno da quel che ci risulta, non hanno fatturati da miliardi di euro.
Ma arriviamo allo specifico delle gare. Si tratta di tre lotti:
- Lotto A: sottotitoli preregistrati;
- Lotto B: sottotitoli in diretta con la tecnica del riconoscimento vocale;
- Lotto C: sottotitoli in diretta con la tecnica della stenotipia.
Tutti e tre i capitolati sono riferiti alla sottotitolazione dei programmi per i “non-udenti”.
In particolare, nel par. III.2.2 del Bando viene indicato come unico requisito aver realizzato, negli ultimi tre esercizi, un fatturato non inferiore a euro 300.000.
Secondo alcune interpretazioni del bando, dunque, da un lato viene chiesto un fatturato che possa portare l'azienda Rai a selezionare un fornitore che abbia un'adeguata esperienza per il tipo di servizio richiesto, ma, allo stesso tempo, viene previsto il riferimento a un fatturato richiesto, che però è generico, relativo a qualsiasi attività e non allo specifico dei servizi delle sottotitolazioni.
Pur non volendo pensare che questo possa essere stato “tagliato” come un abito su misura per qualcuno, non si capisce però perché allora non si sia chiesto un reale fatturato derivante proprio dai servizi di sottotitolazione, sia per la stenotipia che per programmi live o pre-registrati. Si sarebbe arrivati ad ottenere la massima garanzia per ciò che riguarda il know-how del potenziale fornitore, senza incorrere in incomprensioni e relativi dubbi sul reale obiettivo della gara. Con questo tipo di capitolato possono infatti partecipare aziende cha magari hanno realizzato un fatturato anche di qualche migliaio o al massimo decine di migliaia di euro con la sottotitolazione e, magari, il 99% per cento del fatturato con altre attività che ben poco hanno a che fare con questo specifico tipo di servizi.
Allora, a questo punto era meglio abbassare a qualche migliaia di euro o non richiedere addirittura alcun valore di fatturato, tra i requisiti richiesti dal bando, e lasciare la possibilità a tutti di partecipare. Non si sarebbe comunque avuta alcuna garanzia sulla qualità del know-how ma almeno si sarebbe spuntato, probabilmente, un prezzo sicuramente più basso, visto l'aumento del numero di aziende cha avrebbero potuto partecipare.
Ma poi, per andare fino in fondo, in contraddizione con quanto espresso sopra, l'allegato 1 al Disciplinare di Gara, al punto 13 recita:
“Con riferimento a quanto richiesto al punto III.2.2 del Bando di Gara - lettera a), l'Impresa ha realizzato complessivamente, negli ultimi 3 (tre) esercizi approvati alla data di pubblicazione del Bando, un fatturato specifico per servizi analoghi a quelli oggetto del Lotto cui intende partecipare non inferiore all'importo richiesto al predetto punto del Bando per ciascun Lotto per cui intende partecipare".
Quindi, a questo punto, risulta probabilmente poco chiaro se il fatturato dei 300.000 euro riferito negli ultimi 3 anni di esercizio, requisito essenziale per poter partecipare alla gara, sia strettamente legato alle attività specificamente previste dal bando o, se invece, non sia riferito all'attività complessiva dell'azienda che, in parte si occuperebbe anche di sottotitolazione o stenotipia per i programmi televisivi. Certo, questo rappresenta un elemento di forte discussione perché, sia in un caso che nell'altro, i partecipanti alla gara potrebbero comunque opporre reclamo, vista l'almeno apparente conflittualità dei due punti in oggetto.
Ma non è finita qui. Ultimamente le clausole ultragarantiste dei bandi di gara pubblicati dalla Rai 'recitano' spesso punti alquanto discutibili, per quanto comprensibili per ciò che riguarda la salvaguardia degli interessi dell'azienda. Anche in questo caso vengono indicati livelli di qualità (con relative penalità), che prevedono come errore massimo due parole per programma.
Ma quando parliamo di programma, stiamo parlando del meteo o di un Tg flash, che durano solo qualche minuto, o stiamo parlando del Festival di Sanremo, che dura 3-4 ore?
Anche perché, l'esperienza insegna che già su un programma di qualche decina di minuti, è molto difficile non superare i 2 errori. Ma quando si superano questi tempi, è probabilmente impossibile non superare i due errori. Ed allora cosa succede?
Vincere, in questo caso, è un azzardo e come diceva un croupier del casinò di Sanremo in un reportage proprio della Rai (se non ricordo male), l'unico modo per vincere sicuramente al tavolo verde è quello di non giocare. Come dire, in questo caso, che è più probabile vincere perdendo che non vincendo. Auguri ai vincitori.