Torniamo a parlare di questo Paese europeo, troppo spesso dimenticato, per riferire di Free Belarus, una campagna dimostrativa tesa a richiamare l’attenzione su tutte le difficoltà per far affermare pienamente la democrazia in Bielorussia.
Il 18 marzo prossimo l'associazione Young European Federalists (JEF-Europe), in collaborazione con Free Belarus Now, organizza un'azione dimostrativa coordinata a livello europeo, in diverse città del continente, a sostegno dei movimenti d'opposizione bielorussi e delle libertà civili, tra le quali la libertà di stampa.
L'iniziativa, denominata Free Belarus, è giunta all'ottava edizione per ricordare il caso delle elezioni 2006; da allora JEF-Europe ha organizzato ogni anno una campagna dimostrativa (lo scorso anno in 100 città; tra queste c'era anche Firenze) tesa a richiamare l'attenzione su quella che viene valutata come “carenza di garanze democratiche e delle libertà” in Bielorussia.
Queste le motivazioni riportate dal sito di JEF-Europe per l'organizzazione dell'evento:
«Organizzata annualmente, la campagna “Free Belarus” di JEF-Europe ha l'obiettivo di fare crescere la consapevolezza dei cittadini europei sul deplorevole stato della democrazia in Belorussia e allo stesso tempo estendere la solidarietà nei confronti dei bielorussi che si battono per la loro libertà. Nel 2010 Free Belarus è stata organizzata in 120 città in Europa e nel globo, per fare crescere la consapevolezza della brutale ed ancora esistente dittatura alle porte d'Europa».
Tra i sostenitori dell'iniziativa c'è Alaksandr Milinkievič, vincitore del Premio Sakharov per la libertà d'espressione nel 2006. Nella classifica mondiale sulla libertà di stampa, pubblicata a fine anno dalla prestigiosa ong Reporter Sans Frontieres la Bielorussia è salita di un posto, ma resta alla 157a posizione (su 175). Ecco come RSF commenta i dati sul suo sito:
«La risalita in classifica di Azerbaigian (156esimo, + 6) e Bielorussia (157esima, + 1) non offre molti motivi di festeggiare, piuttosto rappresenta… un ritorno allo status quo precedente alla violenta repressione delle proteste del 2011, con decine di giornalisti arrestati e picchiati, cosa che aveva fatto precipitare le due dittature in fondo alla classifica. L'orizzonte rimane tuttavia ancora oscurato dalle ombre dell'enorme ego di Alexander Lukashenko e di Ilham Aliyev. I giornalisti indipendenti e i net-cittadini rimangono esposti a gravi rischi nel compimento del loro dovere di informare il pubblico».