Pochi mesi fa ci chiedevamo, parlando del ‘miracolo Fiorello’, come mai la Rai tenesse ancora ‘in frigorifero’ un altro dei pochissimi ‘grandi nomi’ che potrebbero farla risalire in termini di ascolti e attenzione da parte del pubblico, ovvero Adriano Celentano. Tutto questo dopo che per ragioni tutte politiche la stessa Rai si era privata di primatisti d’ascolto come Santoro e Saviano e aveva rinunciato, come contorno, anche alla striscia quotidiana di Serena Dandini (col risultato che RaiTre d…
Pochi mesi fa ci chiedevamo, parlando del 'miracolo Fiorello', come mai la Rai tenesse ancora 'in frigorifero' un altro dei pochissimi 'grandi nomi' che potrebbero farla risalire in termini di ascolti e attenzione da parte del pubblico, ovvero Adriano Celentano. Tutto questo dopo che per ragioni tutte politiche la stessa Rai si era privata di primatisti d'ascolto come Santoro e Saviano e aveva rinunciato, come contorno, anche alla striscia quotidiana di Serena Dandini (col risultato che RaiTre da mesi arranca un po' in seconda serata).
Ovviamente i personaggi in questione hanno 'trovato casa' altrove, soprattutto a La7, dove ha preferito rifugiarsi, dopo le molte amarezze subite, anche l'ex direttore di RaiTre Paolo Ruffini. E per La7 Saviano sarà anzi fra poco un 'evento' capace di ricatalizzare l'attenzione, ora che la formula 'tutta informazione' dell'emittente comincia a mostrare un po' la corda, con l'avvento del Governo Monti.
Sono cose di ieri, ormai, ma che bisogna ricordare prima di venire al dunque. E il dunque è che naturalmente Celentano è stato riesumato dalla Rai ed è passato come un ciclone sul Festival di Sanremo, punta dell'anno in termini di ascolti. I lettori dei nostri 'report on line' sul Festival sanno che poi quella esibizione incomprensibile del Molleggiato, di una 'pochezza rara' in termini di contenuti e 'scrittura' (se c'era), con la deprimente scenetta con Pupo e Morandi al top del 'peggio', ci è piaciuta ben poco e soprattutto ci ha dato un enorme fastidio l'uso 'personale' del mezzo televisivo (e della Tv pubblica) per regolare i conti con due giornali cattolici (fra l'altro anche molto diversi fra loro), che, secondo Celentano, “dovrebbero chiudere perché non parlano realmente di Gesù” ma che invece ci pare fossero colpevoli solo di aver contestato alcune scelte del Molleggiato stesso.
Ma che Celentano stavolta l'abbia proprio fatta 'fuori dal vaso' (tanto per parlare un po' terra terra) non cambia il fatto che la Rai, fra assenze totali prima e reazioni isteriche poi, ispirate probabilmente dalle critiche del Vaticano (che a Viale Mazzini contano sempre tanto), abbia forse fatto una figura peggiore, pur avendo avuto da Celentano il “clamore” e l'audience di cui (in realtà) aveva bisogno. E a sistemare un pochino le cose, in una situazione che sembrava ormai sfuggire di mano, ci ha pensato il vicedirettore della Rai Antonio Marano (ben noto dalle parti di 'Millecanali'), che alla fine, fra tutti, è riuscito a 'metterci una pezza'.
Ma la sarabanda continua, in queste stesse settimane, perché,come abbiamo visto il mese scorso, quella della Rai, con Cda e direttore generale in scadenza, è una delle 'grane principali' per il Governo Monti e uscirne non sarà semplice, perché i partiti continuano a considerare Viale Mazzini come 'casa loro' e convincerli che i tempi devono cambiare anche qui appare un'impresa improba.
Conviene sperare che il Presidente del Consiglio riesca ad estrarre il classico coniglio dal cappello e sappia affrontare di petto la situazione, come in parte è già accaduto con l'altrettanto intricata situazione del beauty contest, anche se qui tutto è stato in realtà solo congelato.
Per chiudere, non possiamo non accennare alla manifestazione delle Tv locali di fine febbraio, che è stata convocata con molte valide motivazioni, in particolare per la lunga assenza di interlocutori a livello governativo sulle (tante) problematiche che interessano le emittenti.
La presenza del sottosegretario Vari (che sta ricevendo la delega ufficiale alle Comunicazioni) al meeting è già qualcosa, ma è solo l'inizio di un discorso che va condotto con attenzione e considerazione delle ragioni delle Tv locali stesse. Il Governo stava invece procedendo 'senza consultazioni' e senza neppure informare i rappresentanti di Tv che operano da decenni nell'etere italiano. Qui per il Governo tecnico, che pure ci pare abbia non pochi meriti in altri ambiti, è davvero tempo di 'cambiare marcia'.