Una riflessione pre-elettorale

Il pluralismo dell’informazione. Un tema spesso paradossalmente dimenticato dai media italiani.

A ridosso delle elezioni europee, l'organizzazione non governativa Media Initiative ha promosso il 21 maggio a Roma, presso la sede dell'Associazione Stampa Romana, un incontro per riflettere sulla campagna elettorale appena terminata e ¬più in generale¬ per riaprire un dibattito sulla spinosa questione del pluralismo dell'informazione in Italia. Tema spesso colpevolmente rimosso o comunque dimenticato a causa di una perversa metabolizzazione (se ne parla da così tanto tempo che sembra essere... svanito dal dibattito).

L'Italia non gode certo di buone posizioni, secondo alcune rilevazioni comparative internazionali. Da oltre 20 anni (tra problemi determinati da un mix di concentrazione e conflitto di interessi), si trova fanalino di coda nei ranking mondiali. Il rapporto 2013 della Freedom House posiziona il nostro Paese al 57° posto della classifica mondiale.

Media Initiative¬ ong con sede a Bruxelles che si batte per un'informazione libera, plurale e democratica ¬ ha promosso un'iniziativa per i cittadini europei in 7 Paesi dell'Ue, il cui obiettivo è quello di raggiungere il milione di adesioni per richiedere una Direttiva Europea per il pluralismo. Ne abbiamo già scritto su queste colonne l'11 febbraio 2013 (in questo caso citavamo l'iniziativa di cui in Italia è alfiere Tana De Zulueta) e 'Millecanali' è una delle poche testate italiane ad aver rilanciato l'idea.

Il tema della tavola rotonda sulle elezioni europee ha aperto ampi spaccati, spesso desolanti, sul legame tra politica e informazione. Come ha sottolineato in apertura Paolo Butturini, Segretario generale della Stampa romana, è preoccupante il rapporto violento ed insofferente di Grillo e del M5S verso i giornalisti.
Dalla tavola rotonda (purtroppo scarsamente partecipata, dato che la lodevole iniziativa non è stata promossa adeguatamente), che ha raccolto i pareri di autorevoli esponenti di differente provenienza e formazione, è emerso un quadro a tinte fosche.

Riguardo allo specifico tema delle europee, in Italia il dibattito è stato ridotto allo scontro (e talvolta agli insulti) Grillo-Renzi e alle sortite di un Berlusconi ormai evidentemente 'decadente' (e certamente... decaduto da incarichi istituzionali e parlamentari!). Tutte le altre forze politiche, sommate insieme, non raggiungono la visibilità di uno solo dei tre leader. Con buona pace della 'par condicio' e delle autorità preposte alla vigilanza. Senza contare che alcuni temi, rilevanti, sono del tutto estranei alla discussione: per esempio, il 'senso' culturale dell'Europa stessa, al di là dell'attuale virulenta querelle sul 'dare'/'avere' squisitamente economico e sulle rigide imposizioni rigoristiche in materia di economia...

In questo scenario, il Professor Pier Luigi Parcu, Direttore del Centro per il Pluralismo e le Libertà dei Media dell'Università Europea di Firenze (laboratorio di ricerca di eccellenza finanziato dalla Commissione Europea), ha presentato le attività e lo spirito del Cmpf, illustrando il progetto-pilota di monitoraggio per il pluralismo in 9 Paesi Ue (tra cui, ovviamente, l'Italia), avviato quest'anno. Il progetto di monitoraggio che, se approvato dalla Commissione, verrà esteso agli altri 21 Paesi nel 2015, porterà come risultato una definizione del rischio per il pluralismo nei vari contesti presi in esame. Appare evidente che, definiti i rischi ed identificate le patologie, andranno trovate delle soluzioni, che ¬ va osservato ¬non sono ancora univoche e condivise.

Parcu ha però dichiarato che il Centro ha proposto la definizione di due principi espliciti all'interno dei trattati: che le posizioni dominanti vengano vietate in Europa e che l'impresa media, in quanto segmento particolare, non debba subire influenze improprie, tanto dalla politica quanto dalle forze economiche.

Edoardo Novelli, sociologo-politologo dell'Università di Roma Tre (uno dei maggiori esperti di comunicazione politica), ha presentato i primi dati di una ricerca paneuropea cui partecipano 28 università, tuttora in corso, relativa alla campagna elettorale per le europee. L'obiettivo è quello di comprendere come la campagna sia stata declinata nei vari Paesi, quali siano i temi e i termini ricorrenti e quali gli atteggiamenti sulla base dell'analisi di due elementi: manifesti, poster e spot politici. Novelli ha lamentato come ¬incredibilmente ¬ non esista materiale documentativo relativo alle passate campagne elettorali, adeguato per ricerche comparative accurate, e nemmeno un archivio organico utile ai fini di un'analisi comparativa che individui l'insorgenza di nuovi temi o i cambi di percezione intervenuti.

Tema ricorrente di questa campagna la paura e la percezione di un'Europa in difficoltà. Il sogno europeo è stato infranto dalla crisi economica che ha colpito l'idea stessa di unificazione.
Emerge molta preoccupazione e pochi sogni. Più paure che speranze. Inoltre, si parla sempre di Europa, ma quasi fosse un concetto astratto.

Va però segnalato un recente interessante tentativo di sensibilizzazione televisiva: encomiabile la campagna che ha promosso la Rai in questi mesi, con 10 spot (ancora visibili sul sito dedicato www.europa.rai.it) ad alta densità narrativa, che hanno cercato di stimolare il senso di un idem sentire comune, al di là delle differenze nazionali. Ha scritto Alessandro Ghezzi su 'Officine Einstein': “immagini evocative montate con maestria, voce fuori campo che dettaglia con passione la storia e i tratti significativi dell'Unione, pay off allusivo, interessante l'uso della virgola, e mirato. Racconta di successi e di fallimenti, di aspirazioni e di paure, di un passato oscuro e di un futuro da costruire insieme”.

Si segnala che questa campagna di sensibilizzazione, dal titolo “Di Europa, si deve parlare”, è stata oggetto di contestazioni da parte di polemisti 'integralisti' come l'anti-europeista Magdi Cristiano Allam. A fine aprile, Allam ha denunciato all'Agcom ed alla Vigilanza Rai alcune delle tesi sostenute negli spot, ritenendole ideologizzate, propagandistiche, faziose, denunciando “una Rai al fianco dell'Europa dei banchieri e dei burocrati”. In particolare, Allam critica questo passaggio, certamente non scevro da retorica: “Tutti insieme siamo 500 milioni di persone, l'economia più grande del pianeta, ma anche uno spazio di pace e democrazia una qualità della vita fra le più alte del mondo. Se fossimo uno Stato saremmo anche primi alle Olimpiadi ma l'Unione Europea non è uno Stato, ha una moneta ma non un esercito, una politica agricola ma non una vera politica estera, un mercato unico ma non ancora un senso di appartenenza comune. La sua storia è fatta di successi, ma anche di errori. L'Europa è un esperimento mai tentato prima ed ancora in corso per continuare a contare nel mondo, la sua lezione l'ha imparata dalla guerra, il suo inno infatti non parla di gloria di morte o di conquiste il suo inno parla di gioia”.

In realtà, i veri protagonisti delle elezioni, gli 'stakeholder' potremmo dire, sono i cittadini: eppure, raramente i cittadini vengono citati nelle campagne pubblicitarie delle varie forze politiche durante le elezioni europee.
La paura sembra essere quindi il tema dominante declinato nelle sue differenti sfaccettature: paura dell'immigrazione (vista sempre come minaccia e mai come opportunità), paura di Bruxelles (ormai sinonimo di burocrazia e di asservimento ai poteri forti, Trojika), paura delle banche, paura ecologica (rispetto ai produttori di ogm)...

Emerge anche un tema nuovo, soprattutto nell'area centro-nordica: quello dell'informazione, a seguito del Datagate e delle rivelazioni di Edward Snowden. Da una parte il diritto all'informazione, dall'altra la rivendicazione della privacy.
Emerge inoltre, analizzando le campagne comunicazionali per le elezioni europee, la quasi totale assenza di ironia e satira. Cosa che appare però comprensibile, data la situazione in essere.

Vincenzo Vita, già Sottosegretario alle Comunicazioni, in chiusura, ha rilanciato la 'Media Initiative', sostenendo che “tutelare la libertà dei media per garantire accesso ad una informazione corretta per tutti i cittadini è il nostro primo obiettivo”: Vita è attualmente portavoce italiano dell'ong Media Initiative. Si ricorda che, sul loro sito, www.mediainitiative.eu i promotori si rivolgono ai candidati di tutte le liste alle elezioni europee affinché sostengano un impegno congiunto per il pluralismo dei media, per stabilire regole condivise sulla libertà digitale, per contrastare il 'mediacidio', terribile neologismo che vorrebbe definire la tendenza a chiudere, una dopo l'altra, le testate e le emittenti indipendenti in Europa...

Pubblica i tuoi commenti