Una settimana importante per Vivendi

Nelle scorse settimane c’era stata la decisione dell’Agcom, piuttosto severa nei confronti di Vivendi, a proposito della contemporanea forte presenza del gruppo francese di Vincent Bollorè in Telecom Italia-Tim (23.9% ma con il controllo di fatto della società di tlc e la nomina di 10 membri del Cda su 15) e in Mediaset, in quest’ultimo caso con una forte quota di minoranza (quasi il 30% dei diritti di voto), che ha allarmato il gruppo di maggioranza Fininvest di Berlusconi, dopo la precedente rottura sul fronte di Premium, come si ricorderà.

L’Agcom aveva ritenuto incompatibili, nella sostanza, queste due presenze contemporanee e aveva dato tempi tretti a Vivendi (60 giorni per presentare un’ipotesi di soluzione, che scadono fra poco, e un anno per l’attuazione) per rimediare. Ora, anche se temperata dalla consueta disponibilità (a parole, per ora) a un ‘dialogo’ con Fininvest per Mediaset, pare che Vivendi stia meditando la mossa del ‘ricorso’ contro l’Agcom. L'appello, secondo alcune fonti, dovrebbe essere depositato prima del 20 giugno al Tribunale amministrativo di Roma.

 

Nel frattempo però Vivendi ‘incassa’ un sostanziale ‘via libera’ (ma condizionato, come vedremo) da parte della Commissione Europea, che, per quanto di sua competenza (non approfondiamo, per questa volta, le prerogative nazionali e quelle europee), ha approvato l’acquisizione del controllo di fatto di Telecom Italia. C’è però una condizione di grande importanza per quel che riguarda il settore televisivo, che non concerne Mediaset stavolta (se non indirettamente) ma la cessione delle quote di Tim in Persidera, importante operatore di rete per i multiplex digitali Tv. Tim ha ben il 70% di Persidera attraverso Telecom Italia Media Broadcasting, mentre il 30% è del Gruppo L’Espresso (oggi Gedi, dopo la fusione con La Stampa) mediante la società Rete A. Dopo l’integrazione fra i multiplex originari dei due gruppi, a Persidera fanno capo ben cinque multiplex digitali (il massimo consentito), come Rai e Mediaset, con ‘clienti’ (fornitori di contenuti, con i relativi vari canali Tv) di grande importanza.

In sostanza, la Commissione Europea ritiene ‘non accettabile’ una situazione in cui Vivendi avrebbe, attraverso il controllo di Tim e quindi di Persidera, “un incentivo ad aumentare i prezzi applicati ai canali televisivi sul mercato dell’accesso all’ingrosso delle reti televisive del digitale terrestre, in cui Persidera e Mediaset detengono ciascuna una quota significativa. I benefici di una tale strategia sarebbero stati ottenuti direttamente attraverso Persidera o indirettamente attraverso la partecipazione azionaria di minoranza in Mediaset, poiché gli altri attori attivi sul mercato non rappresentano un’alternativa sostenibile per i canali televisivi. Di conseguenza i canali televisivi avrebbero dovuto sostenere costi maggiori per raggiungere il loro pubblico in Italia”.

Pertanto “per risolvere le questioni di concorrenza identificate dalla Commissione, Vivendi si è impegnata a cedere le quote detenute da Telecom Italia in Persidera”, come spiegano da Bruxelles.

Ma la cessione non è semplice, per questioni di prezzo (occorre fra l’altro stabilire quale sia, anche in prospettiva, il valore di questa attività), perché occorre trovare acquirenti (cosa non semplice né immediata) e perché l’operazione va probabilmente concordata nelle sue modalità con il socio di minoranza Gedi.

Non a caso nella riunione dei giorni scorsi del Cda di Telecom non è stata presa nessuna decisione in merito ma è stata solo presentata un'informativa. La joint venture con Gedi Persidera nel 2016 ha realizzato un fatturato di 80 milioni, con un utile di circa 15 milioni di euro e dividendi per 13 milioni.

 

Su un altro fronte, invece, la decisione è stata immediata, perché la delibera europea era attesa da tempo proprio per poter ‘sancire’, anche formalmente, l’avvenuta ‘conquista’ di Tim. Vivendi ha dunque ottenuto la repentina nomina del ‘suo’ Arnaud de Puyfontaine alla presidenza di Telecom, mentre il precedente presidente Giuseppe Recchi resta nel Cda come vicepresidente (Flavio Cattaneo rimane AD).

De Puyfontaine avrà le stesse responsabilità e poteri che aveva Recchi, con l’eccezione della supervisione in materia di security e  della ‘dorsale strategica’ TI Sparkle. Da segnalare anche il definitivo ritorno sulla scena dell’AD Franco Bernabè, che 'guiderà' i Consiglieri indipendenti di Telecom ed è anche entrato a far parte del Comitato Strategico.

Pubblica i tuoi commenti