Ungheria: chiusa Klubradio

In questo sito abbiamo sempre prestato grande attenzione ai tanti problemi della libertà di stampa (e di Radio, e di Tv) nei vari Paesi del mondo, di qualunque tipo siano i regimi coinvolti. A Natale ci tocca riparlare dell’Ungheria, dove ormai si cerca di far diventare la democrazia un ricordo…

L'Unione Europea aveva chiesto al governo conservatore del partito Fidesz di Viktor Orban, premier dell'Ungheria (reduce dalla presidenza dell'Unione Europea!), un ripensamento sulla famigerata 'legge bavaglio', che pone pesantissimi limiti all'esercizio della libertà di stampa e di opinione. La risposta era stata sprezzante e, ovviamente, negativa.

Ma la conferma della grave posizione del governo Orban (che lo pone ai margini della 'libera Europa' e in una situazione quasi peggiore della Russia, dove i fermenti di libertà si moltiplicano, soprattutto via web) è arrivata in questi giorni con la chiusura di Klubradio, ormai l'unica Radio indipendente del Paese, che dovrà cessare l'attività dal primo gennaio. La decisione è dell'autorità governativa di controllo sui media, la NMHH, cui la legge bavaglio conferisce ampi poteri.

Klubradio, molto ascoltata in Ungheria, perderà la sua frequenza, che sarà assegnata a un'emittente più accondiscendente nei confronti del regime, rendendo molto più difficile per gli ungheresi semplicemente informarsi. La motivazione della chiusura è che Klubradio non dà abbastanza spazio alla musica e alla cultura magiare.

Il provvedimento del governo Orban è anche la risposta alla Corte costituzionale, che ha dichiarato anticostituzionale la legge sulla stampa, appunto la legge-bavaglio, soprattutto per l'obbligo che impone ai giornalisti di dichiarare le proprie fonti. "Il provvedimento è di fatto una frode - dichiara Andras Aratò, direttore di Klubradio - . La decisione scatenerà la collera di centinaia di migliaia di nostri ascoltatori".
Alla notizia della chiusura si infatti sono moltiplicati gli appelli on line a difesa dell'emittente con l'organizzazione di manifestazioni di piazza, mentre migliaia di e-mail di protesta hanno investito da tutto il mondo il governo e le ambasciate ungheresi.

Un appello che facciamo pienamente nostro, per cui continueremo doverosamente a tenere i riflettori accesi sulla situazione di questo “sfortunato” Paese europeo.

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