Il Parlamento Europeo ha discusso lo scorso 3 luglio il rapporto di Rui Tavares sull’Ungheria e sugli emendamenti alla Costituzione che minaccerebbero, tra gli altri, la libertà di espressione e dei mezzi di comunicazione.
Il 3 luglio scorso il Parlamento europeo ha approvato il rapporto dell'eurodeputato Rui Tavares, adottato il 19 giugno dalla commissione per le libertà civili del Parlamento europeo, sulla situazione dei diritti fondamentali in Ungheria con 370 voti favorevoli, 249 contrari e 82 astensioni.
La risoluzione è stata votata al termine di un dibattito molto teso ed è stata sostenuta dalla sinistra e dai liberali, mentre la maggior parte della destra ha votato contro. Nel rapporto di Rui Tavares l'UE chiede alle autorità ungheresi di ripristinare pienamente lo stato di diritto, rispettare l'indipendenza della giustizia, garantire la libertà di espressione, la libertà dei mezzi d'informazione, la libertà di culto, il diritto alla proprietà e il rispetto dei diritti delle minoranze, che sarebbero minacciate dall'adozione di alcuni emendamenti costituzionali adottati mesi fa dal parlamento ungherese, dove il partito del premier Viktor Orban, Fidez, detiene un'ampia maggioranza.
Il rapporto parla di una “tendenza sistemica e generale a modificare a più riprese il quadro costituzionale e giuridico in breve tempo e con contenuti delle modifiche che sono incompatibili” con i valori europei e contempla la creazione di un meccanismo indipendente per “controllare il rispetto uniforme dei diritti fondamentali in tutti gli stati Ue”, chiedendo alla Conferenza dei presidenti del parlamento di esaminare la possibilità di ricorrere all'articolo 7.1 del trattato dell'Unione Europea se le riposte delle autorità ungheresi continueranno a non soddisfare le esigenze del trattato.
La votazione è stata preceduta, il 2 luglio, dal dibattito parlamentare sulla questione ungherese nel quale è intervenuto anche il primo ministro Orban. Orban, ponendo l'accento sul fatto di avere una maggioranza parlamentare dei due terzi, votata dai cittadini ungheresi, ed evidenziando di aver adottato le misure economiche necessarie per risollevare il Paese (e che hanno portato alla chiusura della procedura d'infrazione contro l'Ungheria), ha definito gli indirizzi della relazione Tavares “molto pericolosi” e ha parlato di una UE che usa “due pesi e due misure”, rivendicando “un'Unione di nazioni libere, non un impero”.
Lo scorso 25 giugno l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (organizzazione intergovernativa) ha a sua volta deciso di non avviare alcuna procedura contro l'Ungheria in merito alle controverse riforme costituzionali; l'Assemblea, con 135 voti contro 88, ha approvato un emendamento presentato dal Partito popolare europeo e ha deciso di limitarsi a seguire la situazione in Ungheria, per stilare un bilancio del progressi del Paese.