Vediamo l’articolo, davvero interessante, pubblicato su ‘Radio Tv News’, il periodico di Confindustria Radio Tv:
«Il Mise nei giorni scorsi ha pubblicato sul proprio sito internet l’ennesima riformulazione della graduatoria delle frequenze digitali della regione Veneto in ottemperanza ad una sentenza del Consiglio di Stato. Per effetto di tale revisione, il Ministero è stato costretto ad emanare un’apposita determina che proroga fino al 29 dicembre p.v. per la sola regione Veneto, il termine per la partecipazione alla procedura di rottamazione delle frequenze.
La nuova graduatoria quindi nel bel mezzo di tale processo che costringerà in Veneto 15 emittenti a “liberare” volontariamente o coattivamente 8 frequenze, modifica nuovamente il quadro delle assegnazioni frequenziali. Tali assegnazioni avevano già fortemente penalizzato le più importanti emittenti della regione per consistenza patrimoniale, dipendenti e ascolti rilevati privandole della frequenza a favore di aziende inconsistenti dal punto di vista societario o di soggetti provenienti da altre regioni.
L’esempio delle graduatorie del Veneto forse è il più clamoroso e plateale (basta esaminare le posizioni delle emittenti più importanti e il dato degli ascolti rilevati…) Di fatto per effetto delle graduatorie di assegnazione delle frequenze e della procedura di rottamazione avendo a disposizione nel Veneto 10 frequenze (delle quali solo 2 regionali) le prime emittenti del Veneto sono state escluse e rischiano di trovarsi senza frequenze.
È bene sottolineare che l’Associazione Tv Locali aveva fatto presente in ogni sede che la riproposizione, da parte dell’Amministrazione, delle deprecabili graduatorie di assegnazione delle frequenze come base di partenza per intero processo di riassetto del sistema sarebbe stata devastante per le Tv locali maggiormente strutturate patrimonializzate e con elevato numero di dipendenti. Ciò si sta puntualmente verificando. È evidente quindi che non siamo ancora ascoltati.
Le ragioni di quanto sosteniamo da tempo sono ormai note ma vogliamo ricordarle ancora una volta. I bandi di assegnazione frequenziale che portarono alla redazione delle graduatorie premiarono oltremisura soggetti in alcuni casi inesistenti o quantomeno di scarsa consistenza patrimoniale.
Infatti il Ministero adottando criteri assolutamente discutibili, ai fini della determinazione dei punteggi relativi alle graduatorie, ritenne, pur non essendo previsto dalla legge, di dover separare l’attività di operatori di rete televisivi locali da quella di fornitori di servizi media audiovisivi. Per questo motivo, basandosi su dichiarazioni non facilmente verificabili (o meglio ancora in molti casi sull’onestà dei dichiaranti), furono presi in considerazione unicamente i dipendenti applicati all’attività degli operatori di rete e non quindi tutti quelli in forza alle società.
Allo stesso tempo, nelle aree tecniche (regioni) digitalizzate prima del 1° gennaio 2011, i bandi stabilirono la creazione di apposite intese d’ufficio determinate direttamente dal Ministero. Tutto ciò consentì ai soggetti più piccoli di effettuare sommatorie di punteggi permettendo loro per mezzo delle intese, di guadagnare posizioni nei confronti delle aziende maggiormente strutturate (molte delle quali sono state infatti escluse dalle graduatorie) che avevano partecipato singolarmente ai bandi. Proprio per questo le graduatorie che avrebbero dovuto essere formulate sulla base di criteri attendibili e verificabili quali ascolti, entità del patrimonio netto e numero di dipendenti (con particolare riferimento ai giornalisti), furono da noi fortemente contestate.
L’Associazione Tv locali aveva più volte fatto presente ai precedenti Governi, nonché all’attuale esecutivo, che le graduatorie sarebbero state oggetto di innumerevoli ricorsi a livello giudiziale cosa che puntualmente si è verificata. Purtroppo non si è tenuto conto dei
nostri ripetuti allarmi, anzi, per la verità, nei giorni scorsi, ci siamo sentiti rispondere in sede istituzionale, che esse non erano oggetto di ricorsi presso i Tribunali!
A titolo di esempio evidenziamo solo alcune delle regioni dove le graduatorie di assegnazione delle frequenze, a causa di pronunciamenti giurisdizionali, o di errori di formulazione sono state oggetto di ripetute modifiche: Veneto 3 revisioni; Lombardia 3 revisioni; Emilia Romagna 3 revisioni; Piemonte 2 revisioni; Lazio e Campania 2 revisioni; Friuli Venezia Giulia 1 revisione.
Il Mise doveva completare il processo di rottamazione delle cosiddette frequenze interferenti con quelle utilizzate dagli stati esteri confinanti entro il 30 dicembre 2014, successivamente detto termine è stato prorogato al 30 aprile 2015 e poi, ancora, al 31 dicembre dell’anno in corso. Ora è probabile che, proprio a causa dell’incertezza generata dalla “pioggia” di ricorsi nei Tribunali, la riforma del settore possa saltare o comunque essere difficilmente governabile anche in futuro. Una riforma di sistema come questa che premia le imprese inesistenti è comunque assolutamente inaccettabile.
È urgente quindi un intervento complessivo che salvaguardi il patrimonio industriale e culturale rappresentato dall’emittenza locale di qualità che accompagni e favorisca la ripresa e il consolidamento delle aziende più strutturate che dovranno ancora trovare spazio di mercato per riaffermare il loro ruolo di servizio con particolare riferimento alla diffusione dell’informazione locale».