Villari non si dimette: si dimette la Commissione

L’uomo per cui la parola dimissioni non esiste, pronto a rimanere a capo della Vigilanza contro tutto e contro tutti, Riccardo Villari, ha portato alle dimissioni quasi tutti i componenti dell’organismo parlamentare. Un’arma estrema per far finalmente funzionare la Commissione…

Non avevamo dubbi sul fatto che Riccardo Villari tutto avrebbe fatto meno che liberare quella poltrona cui purtroppo qualcuno, forse più per 'giocare' che per fare sul serio, l'aveva improvvidamente eletto alcuni mesi fa. Appelli e azioni dei Presidenti delle Camere, del Presidente del Consiglio, l'espulsione dal suo partito (l'incauto PD), la progressiva ostilità di una maggioranza che ha finalmente capito che continuare a tenere bordone al personaggio alla fine non poteva avere altro effetto che la paralisi della Vigilanza stessa: nulla ha potuto convincere Villari a lasciare la poltrona, è bastata 'l'azione di colore' (che non poteva mancare, perché il quadro doveva essere completo, naturalmente) dei soliti Radicali e la Commissione si è ritrovava convocata per settimane da un Presidente a nessuno gradito e che per lasciare la poltrona ha anche avuto la bella idea di chiedere l'elezione, prima, del Cda Rai. Come dire, 'lasciatemi il giochino grosso', almeno, poi magari me ne vado.

Avevamo sottolineato quasi due mesi fa che in queste condizioni la Commissione non poteva funzionare e che il Cda Rai non poteva essere eletto; avevamo anche avvertito che dopo simili incredibili avvenimenti sarebbero rimaste solo macerie, politiche e istituzionali. Siamo stati buoni profeti: la Commissione è rimasta paralizzata per mesi e per risolvere la situazione (forse) si è dovuto 'demolire' la Vigilanza stessa, lasciando in campo solo Villari e due colleghi a fingere di continuare a giocare, come se nulla fosse.

Morale: mesi e mesi persi per puri giochi fra Governo e opposizione su una poltrona che per prassi parlamentare spetta all'opposizione ma che la maggioranza, quasi per dileggio, ha assegnato a un personaggio a lei gradito in quell'area politica. Ma chi scherza col fuoco finisce per bruciarsi e se Veltroni ha fatto molte figuracce sul tema, non ci pare che i gruppi della maggioranza abbiano fatto molto meglio, eleggendo un personaggio che ha finito in breve per diventare molto ingombrante anche per loro.

Di Villari, onestamente, non vorremmo invece più sentir parlare; restano misteriose le ragioni per cui qualche buontempone del PD ha proposto addirittura di riammetterlo nel Partito. Uno così va semplicemente ignorato e lasciato nel suo brodo: tanto se gli date qualche poltrona, anche finta, anche giocattolo, con cui divertirsi, lui se ne starà buono buono, sicuramente contento e appagato.

Mauro Roffi

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